ROMA, 5 febbraio – Brucia da morire in casa Italrugby il modo in cui è arrivata la sconfitta con l’Irlanda nella prima giornata del Sei Nazioni 2011. Allo Stadio Flaminio di Roma il ko per gli azzurri si è materializzato nelle fasi conclusive del match prima col drop del sorpasso realizzato da O’Gara (13-11), poi con la scelta infelice di Orquera di tentare allo scadere un altro drop. «Ma non voglio parlare di quei giocatori che possono aver commesso un errore – ha spiegato il tecnico azzurro Nick Mallett – Abbiamo perso perchè negli ultimi 5 minuti di gioco l’Irlanda ha saputo gestire il pallone meglio di noi. A fare la differenza, alla fine, è stato solo questo».
«HANNO PIU’ ESPERIENZA» – Per Mallett, a far prevalere l’Irlanda, è stata quindi solo la maggiore attitudine degli avversari a confrontarsi con finali di partita tirati. «L’Italia ha meno esperienza nel gestire fasi di gioco così importanti – ha sottolineato -, in cui negli ultimi 3 minuti stai vincendo la partita e devi avere più lucidità e pazienza. L’Irlanda invece è abituata a queste situazioni e lo ha dimostrato». «La mia squadra è comunque stata brava – ha aggiunto Mallett -, ha segnato una meta a 4 minuti dalla fine del match (con Mc Lean) e non voglio sentir dire che si è perso per colpa di una giocata sbagliata dal singolo. Sicuramente dobbiamo migliorare la gestione della partita, sia in attacco che in difesa».
«SI POTEVA VINCERE» – Secondo il ct, l’aspetto positivo della sconfitta sta nel fatto che «l’Italia ha fatto un gran lavoro in touche e in mischia, mettendo pressione all’Irlanda. Ha dimostrato di avere fino all’ultimo la chance di portare a casa la partita, di poter vincere. Siamo riusciti ad inculcare un dubbio nelle menti degli irlandesi in vista del Mondiale, in cui loro saranno nostri diretti rivali».
GORI SALTA L’INGHILTERRA – Prima di pensare al Mondiale, però, ci sono le restanti partite del Sei Nazioni, a cominciare da quella di sabato prossimo in casa dell’Inghilterra, dove non ci sarà sicuramente Gori, uscito nel primo tempo per una lussazione alla spalla sinistra. Dubbi anche per il capitano Sergio Parisse, che alla fine del match ha subito un piccolo intervento di sutura alla mano. Le sue condizioni saranno valutate nei prossimi giorni.
Mirco Bergamasco, è l’anno del sorpasso
Mauro e Mirco. Anzi, Mauroemirco. Tutto d’un fiato. Perché non c’è uno senza l’altro. Come Cip e Ciop, Starsky e Hutch, Simon e Garfunkel. Inseparabili. Almeno fino ad oggi. Si scrive Bergamasco, si legge rugby. Sul campo, nella moda, in Tv, nelle librerie. Due fratelli, un’azienda. Fondata dieci anni fa lungo la linea laterale di Murrayfield, Edimburgo. Una meta alla Scozia con un irresistibile assolo di 50 metri a teletrasportare Mauro sui titoli dei giornali e sui libri di storia (ovale). E già allora qualcuno a sussurrare: «Non avete visto il più piccolo…» . Il debutto di Mirco in azzurro l’anno dopo, a Parigi. Con il fratello a far da chioccia. In campo e nella vita. Prima in azzurro, poi (2003) nell’avventura parigina allo Stade Francais. Mauro affermato e celebrato, sempre al centro della scena; Mirco taciturno e impacciato, incollato al fratello. Mauro e Mirco, mai Mirco e Mauro. Almeno fino ad oggi.
DISTACCO – Oggi Mirco ha reciso il cordone ombelicale. Prima ha firmato per i “cugini” del Racing; poi ha abbandonato l’appartamento comune di Boulogne- Billancourt per andare a vivere con la nuova fidanzata; infine s’è preso la ribalta azzurra, “matando” le Fiji con un clamoroso 8 su 8 al piede. Ora arriva il Sei Nazioni e il Bergamasco è lui, Mirco. E non solo perché Mauro è infortunato. I quattro anni di differenza e il diverso ruolo cominciano a pesare. Mauro lotta contro il tempo per tornare al 100%. E’ in scadenza di contratto con lo Stade e non vuole mancare i Mondiali di settembre, forse gli ultimi per lui. Mirco ha firmato per tre stagioni, è all’apice della carriera e può guardare oltre l’appuntamento iridato, proponendosi come leader della Nazionale fino al 2015. L’importante è non dirglielo. «Il 2015? Non ci penso. Non ho mai sofferto il fatto di essere il “ fratello di Mauro” e non mi monto la testa adesso. Il Bergamasco numero uno resta lui ».
NOVITA’ – In sei mesi, Mirco ha capottato la sua vita. Si è trasferito da Boulogne (norddi Parigi) a Sceaux ( sud), a un tiro di schioppo da Croix de Berny, il centro d’allenamento del Racing. Ha messo su casa con Ati, una sceneggiatrice iraniana cresciuta in Francia.«Beh, non è che sia cambiato granché. Alla mia ragazza piace cucinare, così non sento la mancanza di mio fratello… Scherzi a parte, per indole sono uno che ascolta, ma con lei ho imparato a dire la mia ». La separazione da Mauro è stata indolore. «Ce lo siamo sempre detti: “Stiamo assieme finché possiamo”. Io ho avuto la fortuna della chiamata di Pierre Berbizier(l’ex c.t. azzurro; ndr)al Racing. E Mauro mi ha spinto ad andare. Tre anni di contratto, un club ambizioso, tanti compagnid’azzurro( Dellapè, Festuccia, Lo Cicero, Masi e l’ex analista video Santamaria; ndr):l’ideale. Eppoi il Racing ha una struttura migliore di quella dello Stade. Un centro dove c’è tutto: campo, palestra, ristorante, sala ricreazione. Ci si prepara meglio e c’è un clima più familiare. Con Ati ci siamo cercati una casa comoda, in una zona tranquilla» . Così la premiata ditta Mauroemirco è rimasta tale solo nel lavoro: la boutique (On&Off), la linea di abbigliamento (2MB), le produzioni cine-televisive. Ora anche un libro (non il primo): “Andare avanti guardando indietro”. Lo hanno scritto con lo psicoterapeuta Matteo Rampin e trae spunto dal rugby per non parlare solo dirugby. «Abbiamo cercato di spiegare come siamo cresciuti con il nostro sport, che è una metafora della vita. Le gioie e i dolori del passato ti aiutano a raggiungere gli obiettivi del futuro».
FUTURO -Gli obiettivi di Mirco si chiamano Sei Nazioni – dove è primatista azzurro per presenze (41 come Perugini) e mete (7) – e Coppa del Mondo.«Sento dire che questo Torneo sarà decisivo per il futuro di Mallett. Io dico invece che è fondamentale per noi giocatori: dobbiamo dimostrare di meritarci un posto per la Nuova Zelanda». E Mauro?«Ci sentiamo regolarmente, sarà con noi ad ogni partita. E, vedrete, brucerà i tempi del recupero. Come sempre».